ANATOMIA DI UNA CADUTA, di Justine Triet

Una palla rossa cade rotolando dalle scale, un cane la insegue e la riporta indietro a un bambino dagli occhi come i suoi, due polle azzurre senza fondo. 
Entriamo così nella storia che Triet e Harari hanno sceneggiato, con questo nostro sguardo estraneo e interrogante su quanto è avvenuto in quello chalet isolato dell'Auvergne in cui viveva la coppia Sandra e Samuel, il loro bambino Daniel e il cane. Snoop, lo capiremo presto, è per Daniel i suoi occhi, occhi che vedono oltre, con una percezione più globale che include l'istinto e sensi più acuti.

Una musica ad alto volume rompe assordante, aggressiva, il silenzio, copre le voci di due donne che si intrecciavano in una intervista presto divenuta dialogo complice, con quel tipico abbassarsi dei toni che segna forse l'inizio di una intesa tra le due, la scrittrice di successo sui cui romanzi già si scrivono tesi di laurea e la giovane intervistatrice che la ammira. Una seduzione la si dirà poi nel processo, da parte di una donna abituata a tradire il marito ripetutamente e senza remore di genere. Chi usa la musica al piano di sopra in questo modo intrusivo per impedire una liason incipiente, quasi a marcare il proprio territorio, quello spazio/casa che in fondo è suo e gestisce quasi da solo, è il marito, Samuel. 

Asturias di Albeniz è il tema originale del pezzo che torna ossessivamente nel film, qui nella versione PIMP del rapper "50 cent": un giro di note in crescendo basate sulla ripetizione del tema principale, mentre il pedale ribatte all'ottava alta, martellante. Lo ripete alla tastiera cercando di mettere in fila le note il piccolo Daniel, mentre cerca uno sbocco all'ansia, un ordine ai pensieri. 
La musica, quindi, e poi le parole, anzi le parole in inglese che costituiscono il terreno comune tra il tedesco di Sandra e il francese di Samuel: il terreno di mediazione culturale possibile tra Sandra, la donna che rifiuta di "sorridere" come le altre, di omologarsi, e l'uomo che ha scelto invece il ritorno alla casa natale e passa il tempo a restaurarla pensando al libro che -forse- scriverà.  Sono entrambi scrittori, conoscono il potere e l'ambiguità della parola, soprattutto ciò che si perde nei continui aggiustamenti cui si sottopone ciò che si è vissuto per raccontarlo prima a sé stessi, poi agli altri. 
Tra Sandra e Samuel il contendere non si esaurisce nei conflitti di potere, di ruolo, di equilibri nei pesi e nelle incombenze della quotidianità che abitualmente logorano le coppie: a questi si aggiunge la rivalità professionale di fondo tra due che giocano nello stesso, scivoloso, campo della scrittura. In più mentre l'una riesce, ha successo, fama, l'altro no. Imperdonabile poi se a primeggiare nella coppia è la donna.

Scrivere è inevitabilmente operazione totalizzante: divora la vita dell'artista che cannibalizza presto quella altrui, alla ricerca avida di storie da raccontare, di nuove idee che mettano in moto l'ispirazione. È così per Sandra, tanto concentrata su sé stessa da imprimere anche alla vita di chi la circonda un moto  irresistibile che ha lei al centro, a farne quel magnete dal fascino freddo e forte verso cui convergono tutti, che attrae e seduce la tesista come l'avvocato. È lei che detta i ritmi, è intorno ai suoi bisogni che si finisce per dover organizzare la vita comune. Questo le grida contro Samuel, impantanato com'è nella propria personale duplice "caduta", prima ancora di quella fisica che è al centro della trama, quella dell'ispirazione come scrittore e quella di padre negligente che ha causato la menomazione del figlio.
Quello che altri potrebbero vedere in chiave positiva in Sandra come assertività e determinazione suona invece come egoismo agli occhi risentiti di Samuel, la libertà sessuale di lei rinfacciata come tradimento della coppia, il successo perché basato sulla rapina del talento creativo del compagno.

Sandra lo guarda come i forti guardano chi -querulo- recrimina, rinfaccia, si vittimizza; guarda con distacco e forse disprezzo. Certo con rifiuto, estraneità. 

Maschile/Femminile o un rovesciamento dei ruoli nella dinamica descritta? se è maschile l'assertività o il sentire centrali, prioritari i propri bisogni, gusti, interessi, obiettivi, allora vedremo in questi termini il modo di porsi di Sandra nella coppia, questa sua libertà di esprimersi nella letteratura come nella vita. Se è "femminile"invece l'adattarsi alle esigenze dell'altro, la cura, l'amare sacrificandosi, l'oblatività, allora è Samuel ad addossarsela, vuoi per lenire i propri sensi di colpa per l'incidente che ha causato la menomazione del figlio, vuoi perché il vittimismo è per lui forse un comodo rifugio, l'alibi da invocare per giustificare l'inazione, il vuoto creativo, il senso di fallimento.
Se lui tira pugni ai muri per sfogare la rabbia, il senso di impotenza che lo divora, lei dà schiaffi e lancia bicchieri.

Dopo la Lydia Tár interpretata magistralmente da Kate Blanchett, un altro personaggio di donna e artista altrettanto difficile, ambiguo, sfaccettato, affascinante e assieme respingente per l'altrettanto grande, eccezionale, Sandra Hüller. 
Sandra e Samuel sono proprio i veri nomi dei due attori: ha voluto così Triet, a confondere verità dei fatti e loro rappresentazione, vita e arte. Tutto nella vicenda narrata è infatti mediato dal linguaggio, tutto è filtrato nella ricostruzione dell'accaduto dall'interpretazione di immagini mentali che prendono forma affiorando dai ricordi, diversi per lo stesso fatto in ciascuno dei protagonisti. Inevitabile pensare a Rashomon.
 Questo vale specialmente quando quello che pareva inizialmente un thriller diviene via via inchiesta, legal drama, processo, tutti  coi loro stereotipi sedimentati nella memoria dello spettatore( il pubblico ministero causidico, infido, l'avvocato interessato, ambiguo, i periti con interpretazioni contrastanti degli stessi dati perché sottile è in loro il confine tra fatto e interpretazione, etc)

Nel processo finisce coll'assumere il ruolo decisivo il bambino che non vede, Daniel. Chi ha visto, il cane, non può parlare con le parole: lo vediamo in una sequenza concitata cercare di farsi capire, di guidare, riprendendo la palla, risalendo le scale, ma inutilmente. 

Certo il bambino desidera che la madre sia innocente, certo, dopo il dolore, la perdita, la lacerazione del quadro familiare, sa che si deve prima o poi decidere, salvare quel che resta.
Certo quel motivo le cui note Daniel rincorre sulla tastiera, ossessivo, circolare nel suo crescendo martellante deve finire.
















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